Come nel celebre film muto The Immigrant di Charlie Chaplin, anche in AMERIKA europei emigranti giungono in nave al “nuovo mondo.” Un carrello laterale rivela per la prima volta la Statua della Libertà, con lo skyline di Manhattan che si svela tra la nebbia sullo sfondo. Oggi, AMERIKA ripropone quel senso di promessa e alienazione in una New York moderna, in bianco e nero, che scorre rapida davanti ai finestrini della metropolitana. Più di cento anni dopo, la città conserva ancora un’ambigua attrazione, quel “sogno americano” che è diventato una delle narrazioni più diffuse al mondo.

Tra simboli di grandezza, pubblicità e bandiere a stelle e strisce, il viaggio culmina con l’inquietante immagine dell’occhio d’aquila di Donald Trump. Non è necessariamente un monito, ma una riflessione sulla dualità dello spirito americano: una nazione che ha inventato l’ideologia woke ma che, al tempo stesso, conserva la sua identità di superpotenza imperialista. Questa dualità attraversa la politica americana, sia nei governi repubblicani che democratici.

Liberamente ispirato alla raccolta fotografica in bianco e nero Drive-By Shootings: photographs by a New York taxi driver di David Bradford, AMERIKA condensa il viaggio in metropolitana dal Queens a Manhattan, accompagnato dalla musica rumorista del compositore Karlheinz Stockhausen.

—  Arianna Tremolanti

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