Annalucia ci appare immersa nell'acqua di un lago. Fuori campo le registe le fanno alcune domande: di cosa si parla? D'amore, declinato in ogni possibile forma. L'amore per la compagna – che non “è solo la morosa” ma una compagna di avventure – quello per la nonna riferimento nella tempesta dell'adolescenza, quello per gli amici, le amiche, i genitori. Di sessualità, dei rapporti famigliari, di pudore e del rapporto con il proprio corpo, di identità e di femminilità. Un dialogo tra coetanee che tocca domande e stati d'animo comuni, che ricorrono nelle adolescenti come sono la protagonista e l'autrice. “Abbiamo cercato di costruire uno scambio intimo e confidenziale che dalle domande di partenza porta a soffermarsi sulla propria interiorità seguendo il filo conduttore di una certa empatia per le cose, le persone, per il mondo” dice l'autrice. Lei, Annalucia, si pone nel confronto senza timori, ha una sicurezza fluida, mai sottolineata, come i suoi movimenti delicati nell'acqua. Non è intimorita dall'obiettivo, al contrario sembra calamitarlo, non ha timidezza né imbarazzi con sé stessa e rispetto a chi la guarda, attraversa quel territorio emozionale pieno di rischi in modo rilassato, quasi ammiccante. Con un piccolo colpo di scena finale, che si fa epifania di cinema. (Cristina Piccino)

Lea Binarelli (Bergamo, 2006) ha sviluppato questo progetto nel percorso scolastico all'interno dell'indirizzo audiovisivo e multimediale del Liceo Artistico Preziosissimo Sangue di Monza sotto la direzione di Samira Guadagnuolo, Tiziano Doria e Fabrizio Saiu. Il punto di partenza è stata l'idea di aprire una panoramica sulla gioventù al femminile oggi.