Cookie Consent by Privacy Policies Generator website FilmMakerFest - Funérailles (de l'art de mourir)
FESTIVAL INTERNAZIONALE DI CINEMA DAL 1980
17 NOVEMBRE - 27 NOVEMBRE 2023
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Funérailles (de l'art de mourir)

Martedì 29 novembre

SPAZIO OBERDAN

21.00 - CONCORSO INTERNAZIONALE

 

Belgio, 2016

16mm, colore, 97'

V.O. Francese

 

REGIA

Boris Lehman

 

FOTOGRAFIA

Antoine-Marie Meert

Camille Buti

 

SUONO

Jacques Dapoz

Luc Rémy

 

MONTAGGIO

Ariane Mellet

 

PRODUZIONE

Dovfilm Les Films du Centaure Bandits-mages

 

CONTATTI

lehman.boris@gmail.com

Funérailles (de l'art de mourir)

«Bisogna fare della propria vita come si fa un'opera d'arte. Bisogna che la vita d'un uomo d'intelletto sia opera di lui. La superiorità vera è tutta qui». Così diceva D'Annunzio e così ha fatto Boris Lehman, la cui parabola filmica, pellicola dopo pellicola, in maniera sistematica, ha coinciso con la realizzazione di una vera e propria auto-cine-biografia. Artefice del proprio racconto, Lehman non può accettare che siano altri a scrivere al suo posto il capitolo conclusivo, e allora ecco che in Funérailles (De l’art de mourir) allestisce la sua morte pensandola come un cerimoniale a metà strada tra il rito ebraico, l'happening e la festa, non dimenticandosi della scelta della bara, del posto per la sepoltura e della stesura del testamento Con lui in questa finzione, tanto più vera quanto più ricostruita, il cane Cannelle, gli amici di sempre, coinvolti nelle sue regie, tutti gli oggetti raccolti nell'arco di una vita, ma soprattutto le tante bobine. E la scomparsa lascia un’immagine finale nuova: Lehman ritorna, ma stavolta il racconto della sua vita viene “diretto”.

 

Boris Lehman (Losanna, 1944) compie, dal 1962 al 1966, studi di cinema all’Institut National Supérieur des Arts du Spectacle (INSAS) a Bruxelles. Dal 1960 svolge l’attività di critico cinematografico per numerose testate. Dal 1965 al 1983 è animatore del Club Antonin Artaud, centro di riabilitazione per malati mentali, dove utilizza il cinema come strumento terapeutico. Ha fondato diverse associazioni di cinema quali Cinélibre, Cinédit, l’Atelier des Jeunes Cinéastes (AJC). Da quarantacinque anni realizza, produce e distribuisce tutti i suoi film in modo artigianale: circa 400 film (corti e lunghi, documentari e di finzione, saggistici, sperimentali, diaristici, autobiografici) principalmente in 8, Super8 e 16mm, sempre fuori dall’industria e da ogni standard. Un cinema di resistenza, in qualche modo, libero, moderno e vicino alla vita. Tra gli ultimi lavori ricordiamo: La dernière (s)cène 2003, Choses qui me rattachent aux êtres 2008, Histoire de mes cheveux, de la brièveté de la vie 2010, Mes Entretiens filmés (3 chapitres) 2013.

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