A Tanna, nell’arcipelago melanesiano di Vanuatu, è ancora vivo il culto di John Frum, uno dei cosiddetti “culti del cargo”, movimenti millenaristici sorti dall’attrito con la cultura occidentale, che combinano una specie di venerazione per le merci portate dagli stranieri all’urgenza di un ritorno alle origini. Accompagnato dall’amico Ben Rivers, Russell esplora l’isola e osserva la sua gente, senza voler spiegare o interpretare, ma affidandosi alle suggestioni materiali dei volti e del paesaggio. Un fondale corallino e la crosta ribollente del vulcano evocano forse il cataclisma che dovrebbe accompagnare il ritorno di Frum e l’avvento di un’epoca in cui le contraddizioni del presente potranno ricomporsi: un tempo della felicità, perennemente rimandato e sempre a portata di mano. Nel tempo dell’attesa resta da chiedersi cosa fare.

Note biografiche

Ben Russell (1976, USA) è un artista e curatore. Le sue indagini formali sulle relazioni storiche e concettuali tra cinema delle origini, pratiche del documentario e del cinema strutturale diventano esperienze immersive legate al suo interesse per il rituale e la comunità spettoriale e l’aspirazione a una “etnografia psichedelica”. Beneficiario del Guggenheim Fellowship nel 2008, il suo primo lungometraggio Let Each One Go Where He May vince il premio FIPRESCI a Rotterdam nel 2010. Russell ha esposto e proiettato i suoi lavori presso il Centre Georges Pompidou, il Museum of Contemporary Art Chicago, il Rotterdam Film Festival, il Wexner Center for the Arts, la Viennale, e il Museum of Modern Art.