Una relazione tra madre e figlia, nella quale si confrontano mondi con segreti non ancora confessati, e soprattutto modi diversi di affrontare la vita. Con taglio divertente Ilaria Scarcella dà vita ad un progetto di film del quale ha ben chiaro solo dove vuole arrivare, meno il modo per farlo. Girato in maniera disordinata, la storia ha trovato una sua identità nel momento del montaggio, quando si concentrano e si chiariscono i pensieri. Il rapporto tra questa madre e questa figlia si è fratturato una decina di anni fa, e davanti alla macchina da presa, in una cucina - “il posto dove avviene tutto” - prende vita il tentativo di trovare una ricomposizione. Non un dialogo tra madre e figlia, ma semplicemente una figlia che fa domande, che cerca di capire cose che non le sono mai state ben chiare. La madre non ha domande, oppure le ha, ma ha troppa paura di sapere le risposte. Foto, cibo, vecchi filmati, racconti di come è nato il rapporto tra i genitori, la prima notte di nozze, l’autrice cerca non solo di capire quello che è la madre, la sua sensibilità, i suoi desideri, ma soprattutto di riuscire, attraverso questo racconto, di capire le origini di sé stessa. (Antonio Pezzuto)

Ilaria Scarcella (Milano, 1995), dopo la laurea triennale in Beni Culturali si specializza all'Accademia di Belle Arti di Brera. Collabora con la rivista Filmidee e partecipa alla residenza Grandi Speranze del Locarno Film Festival. Dopo la specializzazione in post-produzione, lavora come video editor per un'agenzia di comunicazione. Quello che non posso fare è il suo esordio alla regia.